Lo Stato francese investirà entro la fine dell'anno 10,5 miliardi di euro nelle prime sei banche del Paese. L'annuncio è stato fatto in serata dal ministro dell'Economia Christine Lagarde al termine di un incontro con i rappresentanti dei più importanti istituti di credito. L'intervento pubblico si è reso necessario, ha sottolineato il ministro, per rendere il sistema bancario «in grado di finanziare correttamente l'economia». Presente alla stessa riunione, il governatore della Banca di Francia Christan Noyer ha assicurato ancora una volta che gli istituti francesi non sono sottocapitalizzati. L'intervento prevede 3 miliardi di euro al Crédit Agricole, 2,55 miliardi a Bnp Paribas, 1,7 miliardi a Société Générale - ieri nuovamente al centro di voci su una prossima ricapitalizzazione che hanno penalizzato fortemente il titolo - 1,2 miliardi al Crédit Mutuel, 1,1 alla Caisse d'Epargne e 950 milioni alla Banque Populaire.
L'operazione si svolgerà attraverso l'emissione di titoli di debito subordinati che saranno sottoscritti dallo Stato. Le autorità francesi hanno poi spiegato che ciò non equivarrà all'ingresso del governo francese nella struttura azionaria delle banche poiché questi titoli non danno diritto di voto e soprattutto non cambieranno gli attuali assetti. Gli istituti di credito beneficiari dell'investimento firmeranno una convenzione col governo nella quale prendono impegni vincolanti sia in termini di etica del business che di remunerazione.
L'annuncio viene a pochi giorni dalle perdite su operazioni di trading nei derivati al gruppo Caisses d'Epargne, un tempo il riferimento naturale per il francese medio desideroso di piazzare al sicuro i propri risparmi. Gli investimenti a rischio realizzati da tre trader (che avevano scommesso sul rialzo degli indici azionari durante la peggior settimana a memoria d'uomo sui mercati borsistici europei, dal 6 al 10 ottobre) hanno provocato nei giorni scorsi un buco di 600 milioni di euro che è immediatamente costato il posto ai vertici del gruppo, silurati in seguito a forti pressioni del mondo politico, Nicolas Sarkozy in testa. Christine Lagarde, ministro dell'Economia, ha ribadito ieri che «deve rappresentare un segnale per tutti», nel senso che, chi sgarrerà, in una fase delicata come quella attuale, dovrà essere messo alla porta senza esitazioni. E i problemi, in effetti, potrebbero non fermarsi alle Caisses d'Epargne.
Alle Caisses d'Epargne, al termine di una riunione fiume del consiglio di sorveglianza, che si è tenuta domenica sera, hanno deciso di fare fuori Charles Milhaud, figura storica della banca, presidente del direttorio dal 1999, che sarà sostituito da un uomo della rete regionale, Bernard Comolet. Proprio Milhaud, che se ne andrà senza percepire le indennità di buonuscita, aveva spinto le Casse di risparmio francesi verso una strategia più aggressiva, ricorrendo anche all'investment banking. L'obiettivo era restare al suo posto almeno fino a quando fosse completata la fusione, già annunciata, fra le Caisses d'Epargne e le Banques Populaires. Così, però, non è stato. Assieme a Milhaud sono stati silurati Nicolas Mérindol e Julien Carmona, che hanno dovuto lasciare i loro incarichi (rispettivamente direttore generale e direttore finanziario), anche se resteranno all'interno del gruppo.
